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Conto corrente, al via i nuovi controlli nel 2026: cosa potrà scoprire il Fisco su di te

L’introduzione di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale e il machine learning a partire dal 2026 ha ulteriormente potenziatoCome avvengono i controlli del Fisco sui conti correnti(www.sovranitapopolare.it)

Nel panorama fiscale, la vigilanza sui conti correnti dei contribuenti rappresenta uno degli strumenti principali per l’Agenzia delle Entrate.

L’introduzione di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale e il machine learning a partire dal 2026 ha ulteriormente potenziato la capacità di monitoraggio, rendendo ancora più efficaci i controlli sui movimenti bancari. Ma quando scattano i controlli del Fisco sui conti correnti e quali sono i criteri che innescano verifiche approfondite?

Il Fisco italiano dispone di una rete di strumenti informativi e di controllo che passano innanzitutto attraverso un flusso costante di dati che le banche e gli istituti finanziari devono obbligatoriamente trasmettere all’Agenzia delle Entrate. Queste comunicazioni comprendono non solo l’apertura e la chiusura dei conti correnti, ma anche informazioni dettagliate su conti deposito, carte di credito (comprese le prepagate), prelievi e versamenti effettuati dai titolari.

Si tratta di una trasmissione di dati generalizzata e automatica, che avviene senza bisogno di autorizzazioni specifiche da parte del cliente. In questo modo, il Fisco ha a disposizione una Superanagrafe dei rapporti finanziari, una banca dati centralizzata che raccoglie mensilmente tutte le movimentazioni finanziarie e i dati anagrafici collegati ai rapporti bancari.

L’analisi di questi dati avviene inizialmente in forma anonima attraverso un sistema denominato anonimometro, che sostituisce i codici fiscali reali con codici fittizi, proteggendo così la privacy dei contribuenti. Solo in presenza di anomalie o incongruenze tra i dati dichiarati e quelli rilevati sui conti, il sistema segnala potenziali irregolarità che attivano controlli più mirati. A questo punto, il Fisco associa definitivamente i rapporti finanziari al contribuente e può richiedere estratti conto dettagliati per un’indagine approfondita.

Cosa può vedere il Fisco e quali movimenti attirano l’attenzione

L’Agenzia delle Entrate può conoscere il saldo iniziale e finale di ogni conto, la giacenza media, gli accrediti totali e i prelievi effettuati nel corso dell’anno. Ha inoltre accesso alle informazioni relative a cassette di sicurezza intestate al contribuente, conti in valuta estera, investimenti in criptovalute e metalli preziosi. Tuttavia, è importante sottolineare che il Fisco non visualizza automaticamente il dettaglio di ogni singola operazione bancaria, ma solo i dati aggregati.

Le operazioni che possono attirare l’attenzione dell’Amministrazione finanziaria sono quelle ritenute sospette o non giustificate, come bonifici di importo elevato privi di motivazione plausibile, trasferimenti frequenti anche di somme contenute ma complessivamente rilevanti, o movimenti che non trovano riscontro nella dichiarazione dei redditi. Ad esempio, bonifici periodici a terzi senza un legame familiare o contrattuale apparente possono far scattare un’indagine sull’eventuale presenza di redditi non dichiarati o affitti in nero.

Per evitare problemi, è fondamentale che il contribuente conservi tutta la documentazione che giustifichi trasferimenti significativi o ricorrenti, così da poter dimostrare la legittimità delle operazioni in caso di verifiche. La normativa vigente impone la conservazione dei documenti contabili per un periodo massimo di dieci anni, un termine entro cui l’Agenzia delle Entrate può effettuare accertamenti.

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Il quadro normativo e i principi che regolano i rapporti tra Fisco e contribuente – parcopreistorico.it

Nel nostro ordinamento non esiste il segreto bancario e, pertanto, le informazioni sui conti correnti possono essere consultate da soggetti autorizzati, tra cui l’Agenzia delle Entrate, senza necessità di autorizzazioni preventive. Tuttavia, la tutela dei dati personali e sensibili è garantita dal Testo unico bancario e da norme specifiche che regolano la riservatezza e la protezione delle informazioni.

Il rapporto tra Fisco e contribuente è disciplinato dal principio di collaborazione e buona fede, sancito dallo Statuto del contribuente (articolo 10, L. 212/2000). Questo principio impone all’Amministrazione finanziaria di agire con correttezza, trasparenza e prevedibilità, evitando di sfruttare eventuali errori del contribuente provocati da atti o omissioni dell’Amministrazione stessa.

Secondo questa normativa, non sono dovuti sanzioni o interessi qualora l’inadempimento derivi da errori, ritardi o modifiche successive da parte dell’Amministrazione. Questo quadro giuridico mira a stabilire un rapporto più equilibrato e collaborativo, in cui il contribuente ha un ruolo attivo e può contare su un comportamento leale da parte del Fisco.

L’Agenzia delle Entrate ha potenziato nel tempo i propri strumenti di controllo, integrando le banche dati tradizionali con sistemi tecnologici avanzati, che permettono di incrociare rapidamente informazioni e individuare anomalie potenzialmente indicative di evasione fiscale. La Superanagrafe dei conti correnti, estesa anche alle persone fisiche dal 2022, rappresenta un elemento chiave per queste attività.

Il sistema di controllo, pur essendo capillare, non interviene in modo automatico su ogni singola operazione bancaria. Solo quando emergono discrepanze significative tra i dati comunicati e quelli dichiarati, o quando alcune transazioni risultano sospette per frequenza, importo o natura, scattano accertamenti più dettagliati e mirati, sempre nel rispetto dei diritti e della privacy dei contribuenti.

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