Uno studio internazionale rivela il legame tra evoluzione delle capacità cognitive e vulnerabilità alle malattie mentali, sollevando interrogativi sull’equilibrio genetico umano.
Una recente ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Cerebral Cortex ha acceso un dibattito importante sulle origini evolutive delle malattie mentali, collegandole all’evoluzione del nostro cervello e alla crescente complessità delle capacità cognitive umane. In parallelo, il mondo dello spettacolo piange la scomparsa a 63 anni di Simon Fisher-Becker, attore noto per il ruolo del Frate Grasso nella saga di Harry Potter e per la sua partecipazione alla serie televisiva Doctor Who.
L’evoluzione del cervello e il prezzo della nostra intelligenza
Lo studio condotto da un team internazionale di genetisti ha analizzato oltre 33.000 varianti genetiche presenti nell’uomo moderno, tracciandone le origini fino a tre milioni di anni fa. La ricerca ha dimostrato che le mutazioni associate allo sviluppo di abilità cognitive superiori, come l’intelligenza fluida – la capacità di risolvere problemi nuovi e complessi – sono comparse circa 500.000 anni fa. Tuttavia, queste mutazioni sono state quasi sempre seguite da mutazioni collegate all’insorgenza di disturbi psichiatrici quali depressione, dipendenza da alcol e altre malattie mentali.
«I progressi cognitivi potrebbero essere avvenuti a scapito della vulnerabilità del cervello umano ai disturbi mentali», ha spiegato Ilan Libedinsky, coordinatore della ricerca. Il fenomeno appare particolarmente marcato negli ultimi 60.000 anni, periodo in cui l’Homo sapiens ha intrapreso la grande migrazione dall’Africa, e durante il quale si sono accumulate numerose mutazioni genetiche che influenzano sia le capacità intellettive sia la salute mentale.
Un esempio significativo riguarda le varianti genetiche legate al linguaggio, che si sono sviluppate circa 50.000 anni fa: a esse sono seguite mutazioni collegate a patologie psichiatriche come la dipendenza da alcol e la depressione. Questo suggerisce una sorta di “trade-off” evolutivo tra l’acquisizione di nuove competenze cognitive e il rischio di sviluppare malattie mentali.

Prezzo dell’intelligenza – Parcopreistorico.it-
Simon Fisher, genetista di fama internazionale non coinvolto nello studio, ha sottolineato come questa ricerca rappresenti un passo avanti nel comprendere l’evoluzione umana. «Lo studio consente agli scienziati di riesaminare questioni di lunga data mettendo alla prova le ipotesi con dati concreti tratti dai nostri genomi», ha affermato. Tuttavia, Fisher ha anche evidenziato un limite importante: la ricerca si concentra esclusivamente su varianti genetiche che ancora oggi mostrano differenze tra individui, ignorando i cambiamenti più antichi e ormai universali, che potrebbero essere stati cruciali per la nostra evoluzione.
Questo significa che alcune mutazioni fondamentali, necessarie per la comparsa di caratteristiche uniche nella specie umana, potrebbero non essere state considerate, lasciando aperta la questione su come si sia sviluppata la complessa relazione fra intelligenza e malattie mentali.
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